Antonio Pedrotti: l’arte e l’eredità – un omaggio

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Mercoledì
30 aprile 2025

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“Ci intendemmo senza riserve sulla necessità di dar vita, in una regione di forti tradizioni musicali, a un organismo orchestrale stabile, in grado di diffondere su larga scala territoriale la cultura sinfonica, e compenetrarsi con una già ricca attività concertistica (…) Antonio Pedrotti è un raro esempio della dedizione che l’autentico interprete deve nutrire, perennemente alimentare nei confronti del grande evento creativo.”

Andrea Mascagni

Un maestro di misura e passione

Cinquant’anni fa, la città di Trento salutava Antonio Pedrotti: l’Orchestra Haydn eseguiva la marcia funebre dell’Eroica di Beethoven, la bacchetta posata su un leggio vuoto. Direttore d’orchestra, compositore e formatore, Antonio Pedrotti (Trento, 1901 – 1975) è stato un punto di riferimento per intere generazioni di musicisti. Dal 1960 al 1973, è stato il primo Direttore stabile dell’Orchestra Haydn offrendo un contributo fondamentale nei suoi primi quindici anni di vita e contribuendo al consolidamento dell’ensemble a livello nazionale e internazionale. Alla sua storia e al valore della sua presenza nella vita della Fondazione Haydn, è dedicato questo approfondimento.

Tra Roma e il mondo: un trentino sul podio

Nato a Trento il 14 agosto 1901, dopo gli studi al Collegio Alle Querce di Firenze, Pedrotti si trasferì a Roma, dove si diplomò in composizione con Ottorino Respighi e in direzione d’orchestra con Alessandro Bustini. Negli anni Trenta, frequentò il corso superiore di direzione d’orchestra tenuto da Bernardino Molinari all’Accademia di Santa Cecilia, avviato nel 1936. Proprio a Santa Cecilia, Pedrotti iniziò la sua carriera come direttore sostituto, distinguendosi per l’approccio raffinato e controllato. I suoi programmi proponevano autori come Richard Strauss, Stravinskij, Ghedini e Rota, con una particolare attenzione alla riscoperta degli antichi autori italiani in chiave moderna. Dopo il 1945, si affermò sulla scena internazionale, dirigendo prestigiose orchestre come la Filarmonica Ceca, con la quale registrò opere di Debussy, Ravel, Brahms e Respighi.

Il ritorno a Trento, la nascita dell’Orchestra Haydn e un Concorso che guarda al futuro

Nel 1960 e fino al 1973, Pedrotti tornò stabilmente a Trento per assumere la direzione dell’Orchestra regionale Haydn. In quegli anni, il suo impulso fu decisivo per lo sviluppo della vita musicale del Trentino-Alto Adige. Sono rimaste nella storia le sue interpretazioni delle sinfonie di Haydn, la Quarta di Beethoven, la Quarta di Brahms e i concerti per pianoforte di Beethoven. Alla fine degli anni Ottanta, con il sostegno dell’Orchestra Haydn, nacque a Trento il Concorso Internazionale per Direttori d’Orchestra “Antonio Pedrotti”: un’opportunità per i giovani talenti di confrontarsi con il repertorio sinfonico che prosegue fino ai giorni nostri. Amato per la sua capacità di coniugare disciplina e poesia, per la dedizione assoluta alla musica intesa come atto di responsabilità, Pedrotti nutrì anche un profondo amore per la montagna che sfociò in numerose collaborazioni con il Coro della SAT, per cui realizzò preziose armonizzazioni di canti popolari.

Un’eredità viva

Desideriamo ricordare il primo direttore dell’Orchestra Haydn non solo con queste parole, ma anche attraverso una musica speciale: a lui sono dedicate le note di Silouan’s Song di Arvo Pärt che verrà eseguita il 13 e 14 maggio sotto la direzione di Thomas Dausgaard.
Un viaggio sonoro che, spingendosi verso nord-est, punta l’attenzione sull’eredità luminosa di uno dei grandi direttori italiani del Novecento, testimone di un’arte che ancora oggi vive nel nostro presente.

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