Stelle del nord: Sibelius, Grieg e molto altro
Pubblicato
Martedì
29 aprile 2025
Non è certo un caso: Sibelius e Grieg hanno conquistato fama internazionale e sono oggi tra i compositori più celebri del grande Nord. Ma non sono gli unici. A ricordarcelo, ancora una volta, ci pensano il direttore Thomas Dausgaard e l’Orchestra Haydn, concerto dopo concerto, opera dopo opera.
La poesia della natura
Un omaggio a Jean Sibelius ed Edvard Grieg
Ascoltare un brano di Sibelius o Grieg è come aprire una finestra su paesaggi sconfinati, leggende popolari e spiriti antichi. La natura, la cultura e l’anima scandinava si intrecciano in modo così vivido nelle loro composizioni da diventare quasi tangibili. Nel corso del XIX secolo, come in molte altre regioni d’Europa, anche nei Paesi nordici si sviluppò un forte senso di identità nazionale, che influenzò profondamente anche la scena musicale. Nacquero così numerose raccolte di melodie popolari e i compositori iniziarono a integrare nelle loro opere elementi del folklore locale.
Jean Sibelius è ancora oggi il simbolo musicale della vastità selvaggia e incontaminata della Finlandia. Un esempio eloquente? La sua Quinta Sinfonia.
Il lascito musicale del norvegese Edvard Grieg è altrettanto evocativo: 74 opere tra cui pezzi per pianoforte, composizioni liriche, canzoni, melodie popolari, musica da camera e sinfonica. Una vera colonna sonora per la fantasia. Il suo capolavoro più celebre resta probabilmente la musica di scena per il dramma Peer Gynt di Henrik Ibsen, da cui derivano movimenti notissimi come Nella sala del re della montagna e La danza di Anitra. È curioso pensare che una delle sue melodie più riconoscibili è stata resa ancora più celebre dal film “M – Il mostro di Düsseldorf” di Fritz Lang, dove viene fischiettata da Peter Lorre – e che oggi risuona ancora in milioni di telefoni come suoneria. La Peer Gynt Suite è semplicemente imperdibile.
Nel silenzio della preghiera
Il grande sconosciuto e il taciturno
“Rued Langgaard è il grande sconosciuto della musica danese” – parola del connazionale Thomas Dausgaard, che ha deciso di cambiare le cose. Nel 2008, sotto la sua direzione, viene pubblicata l’integrale delle 16 sinfonie di Langgaard. Oggi il suo nome non è più una pagina bianca, anche se resta ancora molto da scoprire alla sua opera. Nato a Copenaghen nel 1893, Langgaard fu un compositore autodidatta, eccentrico e visionario. Un idealista solitario, diviso tra romanticismo, pathos e modernità, costantemente in conflitto con le istituzioni, con la mentalità pragmatica danese e con l’estetica sobria dei suoi contemporanei.
Dopo la sua morte, la musica di Langgaard finì nell’oblio, lasciando dietro di sé solo bizzarre leggende, come quella che lo descrive sveglio ogni mattina alle tre per “aprire tutte le finestre del mio buco, schiacciare i topi nella stanza, andare al cimitero e comporre grandi opere per il cestino della carta fino alle sei”. Eppure, già a 22 anni scrive la struggente e intimista Sinfonia n. 4, Løvfald (Sentieri d’autunno), esempio toccante della sua poetica personale.
Diverso, eppure in perfetto contrasto, è il mondo sonoro dell’estone Arvo Pärt, maestro della “musica dal silenzio del silenzio” e del “suono quieto”. Le sue composizioni, pur nella loro semplicità, sono capaci di toccare corde profonde, spirituali, universali. La sua musica è stata colonna sonora in film come Fahrenheit 9/11, ma anche meditazione pura.
Uno dei suoi brani più emblematici è Silouan’s Song, che l’Orchestra Haydn e Thomas Dausgaard dedicano ad Antonio Pedrotti, compositore e direttore trentino scomparso il 15 maggio 1975.