Scandal Victims

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Giovedì
17 marzo 2022

Powder Her Face
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Powder Her Face

Il Festival d’Opera della Fondazione Haydn Larger than Life porta in scena a Bolzano Powder Her Face: l’Opera che ripercorre il noto scandalo sessuale che scosse e indignò l’Inghilterra degli anni 60. Protagonista Margaret Campbell, Duchessa D’Argyll, ammirata donna di società, della quale vennero divulgate, durante la causa di divorzio, delle foto che la ritraevano in atti sessuali extraconiugali (per la sua storia rimandiamo al punto 5 della galleria). L’opera offre molti spunti di riflessione, tra cui il voyeurismo e la morbosità di una certa stampa da tabloid. Da questo spunto nasce l’idea di formare una galleria di storie divenute scandalo e ricordarne le tristi conseguenze.

Scandal Victims

Il violento rapporto dei media e la reputazione delle donne

La “stampa scandalistica” nasce assieme alla “libera stampa”. In Le illusioni perdute Balzac descrive la vivace editoria dei giornali di costume della Parigi nel ‘700, dove “qualsiasi notizia possibile, veniva data per certa”. L’attenzione scabrosa per i comportamenti di personaggi pubblici garantisce la vendita, assicura la fedeltà dei lettori e alimenta un dibattito collettivo dal taglio inquisitorio. Spesso ci si è soffermati sulla “infondatezza” di notizie e rumor: come se la gogna pubblica dipendesse dall’affidabilità delle fonti. Certo è che il concetto di scandalo muta con il tempo: molte delle storie che troverete nella galleria, oggi non fanno neppure alzare il sopracciglio. Quasi sempre però al centro di questi scandali si trovano donne. Donne dalle quali si è preteso un comportamento virtuoso e la cui reputazione e carriera è stata danneggiata.

1. Ruan Lingyu

2. Billie Holiday

3. Veronica Lake

4. Jean Seberg

5. Margaret Campbell

6. Gloria Grahame

7. Rita Hayworth

8. Ingrid Bergman

9. Caroline Flack

10. Britney Spears

 

Social Media

 

 

Ruan Lingyu1. Ruan Lingyu (1910 – 1935)

“Il gossip è una cosa spaventosa”

La storia di Ruan Lingyu, diva del cinema muto cinese, ci ricorda che il rapporto tra vita privata e opinione pubblica è feroce in ogni angolo del mondo e che ha trovato, sin dagli inizi, nel cinema e nelle sue attrici i soggetti ideali. Lingyu, definita dai media occidentali “la Greta Garbo cinese”, non trova riparo dalla morbosità con cui la stampa consuma la sua vita privata e dalla pressione di una società tradizionale. La sua vita sentimentale divisa tra due uomini, Zhang Damin ed il tycoon Tanò Jishanache incita una campagna scandalistica. I ruoli spesso emarginati ed eccessivi che Lingyu interpreta sul grande schermo contribuiscono alla diffusione di voci e notizie infondate. Nel marzo del 1935 Ruan Lingyu si toglie la vita inghiottendo dei barbiturici. Aveva appena terminato di girare il film New Women, sulla vita dell’attrice morta suicida Ai Xia, in un macabro cerchio tra arte e vita. Prima di morire ha lasciato scritte alcune note, tra queste una recitava lapidaria: “Il gossip è una cosa spaventosa”.

Billie Holiday2. Billie Holiday (1915 -1959)

Lo scandalo è un’arma.

Il potere che esercita la pubblica opinione, e la pressione sociale che ne deriva, è stato usato scientemente per limitare o attaccare personalità avvertite come destabilizzanti. Profondamente drammatica la storia di Billie Holiday, una delle più importanti voci della musica jazz. La difficile situazione economica e familiare la costringe sin da piccola a lavorare e prostituirsi. Dopo un periodo di detenzione, Billie Holiday si propone come ballerina in un locale di Harlem per evitare la strada. La sentono cantare e inizia la sua carriera. Una volta affermata, incide la raffinata e celebre canzone di denuncia contro il suprematismo “Strange Fruit”: attira l’attenzione degli ambienti razzisti della società americana (in particolare del funzionario del FBN Jacob Anslinger, uomo vicino alle posizioni del KKK). Holiday fu perseguitata e attaccata attraverso una campagna mediatica: la sua vita privata, il suo passato e le sue dolorose dipendenze, finiscono al centro di un grande dibattito nazionale che mira ad isolarla e a screditarla. Billie Holiday, travolta da un ultimo scandalo sul possesso di sostanze stupefacente, si vide privare delle libertà personali e umane, vittima di una società razzista e di una stampa inquisitoria.

 

Veronika Lake3. Veronica Lake (1922-1973)

The Bitch

La favola oscura di Veronica Lake inizia dai rumors sulla sua reputazione. Più che di un vero e proprio scandalo, si tratta di un effetto a valanga, che parte dalle male voci che girano sul set di Hollywood, dove la Lake inizia una fortunata carriera negli anni ’40. Le viene affibbiato il maligno nome The Bitch, che trova eco e riscontro nei media del tempo. Si comincia a parlare pubblicamente di una vita sentimentale torbida e disturbata dall’alcol. Il divorzio spinge la sua reputazione al tracollo. Malvista dalla pubblica opinione, ignorata al botteghino, lascia definitivamente Hollywood negli anni ’50, non trovando più offerte di lavoro (dopo alcuni ruoli minori in pellicole secondarie). Veronica Lake ritorna al centro dell’interesse mediatico nel ‘62, quando viene scoperta dal New York Post in un hotel di Manhattan a fare la cameriera. I fan le inviano dei soldi in segno di supporto, lei li restituisce: “ è una questione di dignità” dice.

Jean Seberg4. Jean Seberg (1938-1979)

La stampa distrugge i nervi

Icona della Nouvelle Vague, Jean Seberg si impose come eroina di una nuova idea di femminilità e di libero amore. Le diverse storie sentimentali e l’immagine di attrice europea disinibita la portano ad un difficile rapporto con le produzioni americane, le quali, secondo la stessa Seberg, le propongono delle pellicole praticamente pornografiche. Fatale è la sua vicinanza al gruppo delle Black Panters, che attira l’attenzione del FBI (all’epoca guidata da Edgar Hoover). I media riportano e diffondono la voce per cui l’attrice porti in grembo un figlio nato da una relazione extraconiugale, e concepito in una serie di rapporti liberi all’interno delle Black Panters. Queste voci (unite ad apparenti persecuzioni e stalking da parte del FBI) urtano fortemente la salute nervosa dell’attrice, che sparisce nel 1979. Seberg viene ritrovata senza vita in un appartamento, vittima di un eccesso di pillole per il sonno. Lascia scritto su un biglietto che non poteva più vivere con i suoi nervi.

Margaret Campbell5. Margaret Campbell (1912-1993)

La Polaroid della vergogna.

Margaret Campbell è stata al centro del più importante scandalo sessuale dell’Inghilterra degli anni ‘60. Margaret diventa Duchessa d’Argyll in seconde nozze, nel 1951, sposando Ian Campbell, duca d’Argyll. Entrambi hanno alle spalle un matrimonio e una vita agitata. In particolare il duca viene descritto dalle due precedenti mogli come un uomo irascibile, possessivo e prodigo. Nel maggio del 1963 il duca porta la moglie in tribunale, chiedendone il divorzio e accusandola di infedeltà. Durante il processo vengono presentate in aula delle polaroid che ritraggono la duchessa d’Argyll in momenti di intimità con altri uomini: una foto in particolare ritrae la duchessa nella pratica della fellatio con uomo, il cui viso però è stato tagliato dalla fotografia.

Le fotografie diventano pubbliche e la stampa britannica e l’opinione pubblica seguono il processo con accanimento, ipotizzando l’identità “dell’uomo senza volto”. Il caso porta alla scoperta di un’innumerevole lista di amanti della duchessa (ottantotto in totale), tra i quali membri del governo a guida Churchill e della Famiglia Reale, scuotendo anche gli ambienti benpensanti del paese. Sulla validità di questa lista di ottantotto uomini ci sono diversi dubbi e la Duchessa stessa non ha mai commentato il numero né i nomi addotti. Lo scandalo travolge la reputazione di Margaret Campbell: la sua vita familiare e finanziaria rovinano fino alla vendita della casa. La donna trascorre gli ultimi anni di vita grazie alla generosità di alcuni amici. L’alta società la ripudia e lei si trasferisce a Parigi (mantenendo però il titolo nobiliare, che le era tanto caro). Grazie al suo carattere, Margaret riesce a resistere negli anni con intelligenza ed ironia alla situazione: la pressione sociale avrebbe potuto distruggere molti, ma lei ama ricordare le fortune che la vita le aveva donato: bellezza e successo in primis.

Gloria Grahame6. Gloria Grahame (1923-1981)

L’Oscar non basta

Avvenente figlia d’arte, Grahame si fa strada a Broadway come attrice e cantante. Una veloce carriera la porta al Premio Oscar come migliore attrice non protagonista e di un Golden Globe nel 1953 con il film “The Bad and the Beautiful”, a soli 29 anni di età, Grahame sembra già arrivata nell’olimpo delle superstar, ma il suo carattere estremamente introverso (famoso il suo discorso in quattro parole per la vittoria dell’Oscar: “Thank you very much”) attira l’attenzione dei media, che la ritraggono come una donna volubile. Le voci sulla sua persona flettono la sua fortuna, e lei trova sempre meno opportunità ad Hollywood. Lo scandalo che la travolge va oltre le consuete male voci di corridoio, e scoppia durante la causa di affidamento per la figlia Marianna Paulette, contro il secondo marito T. Howard, dal quale Gloria Grahame divorzia per sposare Tony Ray, figlio del primo marito e regista Nicolas Ray, e quindi figliastro di Gloria. Viene fatta circolare la voce che Gloria avesse sedotto Tony quando il ragazzo aveva solo tredici anni. Un’accusa di pederastia letale.

Nonostante l’assenza di prove a supportare l’accusa e il fatto che Gloria abbia avuto successivamente due figli con Tony Ray, lo scandalo distrugge la sua reputazione, riempie i tabloid e la trasforma in una reietta di Hollywood.

Rita Hayworth7. Rita Hayworth (1918-1987)

Nozze discusse

Rita Hayworth al culmine del successo sposa in seconde nozze il principe ismailita Aly Khan. Il matrimonio, contratto con un principe spirituale dell’Islam, e celebrato mentre le pratiche di divorzio sono ancora in corso, alimenta un dibattito feroce, nel quale interviene addirittura Papa Pio XII, che deplora le nozze e scomunica la Hayworth. Il matrimonio tra l’attrice e il principe restano al centro dell’attenzione mediatica fino al divorzio nel 1953. L’attrice in seguito viene riabilitata ad Hollywood, ma riceve da allora solo proposte per ruoli da donna di strada e reietta, ormai segnata agli occhi della stampa.

Ingrid Bergmann8. Ingrid Bergman (1915-1982)

Nozze discusse

Simile alla vicenda di Rita Hayworth è quella di Ingrid Bergman, in seguito alle nozze con il regista neorealista Roberto Rossellini. Le loro nozze e la vita privata di Bergman (nel contrasto tra il suo profilo di fredda donna svedese e appassionata amatrice di uomini) segna a lungo la sua carriera e viene addirittura perseguitata da alcune testate giornalistiche. La sua storia a lieto fine dipende dall’interpretazione della principessa Anastacia, che le vale il suo secondo Oscar. La Bergman, provata dal trattamento ricevuto da Hollywood, rinuncia però a ritirare il premio: “Sono passata da santa a puttana e poi di nuovo a santa in una vita sola” dirà lei.

Caroline Flack9. Caroline Flack (1979-2020)

“Una mangiatrice di uomini”

“Una donna violenta e spregiudicata”, sono solo un paio di appellativi riservati alla presentatrice Caroline Flack, finita al centro di una campagna mediatica per problemi matrimoniali con il marito, il tennista Lewis Burton. Flack è stata attaccata in particolare per la sua presunta tendenza a frequentare uomini molto più giovani di lei: l’ultimo tabù apparentemente ancora rimasto vitale nel complessivo sdoganamento morale degli ultimi anni. I tabloid si sono nutriti della vita privata di Caroline, “del suo sangue”. La donna si è vista “portare via il suo mondo, il suo futuro” come lei stessa ha scritto, in riferimento alle opportunità di lavoro negate, ai programmi televisivi perduti. La notte di San Valentino del 2020 la Flack si toglie la vita. Questo ennesimo atto di disperazione ha indignato la pubblica opinione. I media, per pentimento o (più probabilmente) per vergogna, hanno iniziato ad eliminare dal web i velenosi articoli pubblicati negli anni.

Britney Spears10. Britney Spears

Le nuove frontiere dell’ossessione

La vicenda di Britney Spears segna un vertice nella morbosità che la pubblica opinione ed i media possono esercitare. Certo è che la vicenda di Britney Spears più che uno scandalo tradizionale, rappresenta un nuovo livello di prevaricazione. Negli ultimi anni infatti, per via di profondi cambiamenti che hanno rivoluzionato la morale tradizionale, l’indignazione per piccoli atti privati è scemata (nonostante questi continuino a riempire le colonne dei tabloid). Gli scandali hanno bisogno di materia viscerale. La pubblica opinione e i mass media hanno bisogno di storie di grandi fortune e sconfitte: di pop-star come Britney Spears, privata di diritti, patrimonio e attaccata sulla sua saluta mentale.

Social MediaSocial Media

Il cambio strutturale all’interno dei mezzi di comunicazione ha rimodulato anche la dimensione dello scandalo. Come è noto, attraverso i social-media le persone si espongono quotidianamente, con i rischi che ne derivano. Il risultato immediato in questo cambio di paradigma è l’esposizione delle persone private alla pubblica attenzione, e non più solo di celebrità come in passato. Al centro del triste fenomeno rimangono comunque protagoniste le donne. Come si evince da fenomeni come lo slut shaming: l’umiliazione pubblica di donne per i loro comportamenti sessuali. Questi rappresentano una nuova frontiera del morboso cinismo che abita la coscienza della pubblica opinione. Alle radici di questi fenomeni odierni ci sono la stessa disinibizione comunicativa, la stessa deresponsabilizzazione e de-umanizzazione che ieri abitavano le penne degli articolisti dei tabloid e dei giornali di costume.

A cura di Oscar Bottes

Con la collaborazione di Serena di Stefano

Un ringraziamento speciale a Waaghaus

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