«In cenere, ma non cremato, capitemi bene. In quei forni che chiamano crematori non ci voglio finire”, sono queste le disposizioni di Giuseppe Garibaldi prima della sua morte. Muore il 2 giugno 1882 sull’isola di Caprera, dove si è ritirato per fare il contadino. Il desiderio di finire in cenere su legno di acacia gli viene tuttavia negato. In un’opera commissionatagli dall’Orchestra Haydn, il compositore Alessandro Meacci ripercorre le ultime giornate dell’uomo che ha smantellato il Regno d’Italia ed è celebrato in Europa e America Latina per la sua lotta per la libertà. Il tema dell’opera di Verdi “Les vêpres siciliennes”, eseguita per la prima volta nel 1855 all’Opéra di Parigi, è strettamente legato alle campagne risorgimentali di Garibaldi. La trama ricostruisce lo scoppio, nel 1282, della grande rivolta dei Siciliani contro la dominazione angioina. Verdi include il balletto di rito nel teatro musicale francese componendo una musica sinfonica a sé stante. Il balletto è intitolato “Les quatre saisons” e ambientato in un ballo in maschera presso il palazzo del governatore di Palermo. Cinque anni più tardi Garibaldi approda con il suo esercito di volontari a Marsala e scaccia la dinastia dei Borbone dalla Sicilia e da Napoli. I due brani sono intervallati dalla “Rapsodia su un tema di Paganini” di Rachmaninov, tratta dai 24 Capricci per violino solo, l’ultima sua opera che vede il pianoforte solista con una virtuosità strabordante e grande ricchezza e varietà di colori.